domenica 21 giugno 2009

Musavi e la folla


Sono sempre un po' imbarazzato quando ho la presunzione d'imbarcarmi in questo genere di discorsi, che non dovrebbero attingere alla larga fonte della sbrodolutura personale, ma dovrebbero più assomigliare ad un'analisi. In questo caso di tratta di considerazioni.
Il 12 giugno si sono celebrate le elezioni per la rielezione del premier iraniano. La sfida principale era tra il candidato vicino alle posizioni dei Guardiani della Costituzione, Mahmood Ahmadinejad; e il candidato riformista Mir-Hosein Musavi. Entrambi scelti - insieme agli altri due candidati minori - dallo stesso Consiglio dei Guardiani, il 20 maggio scorso.
Dapprima Musavi aveva annunciato la sua vittoria, viene poi smentito dal premier uscente che poi risulterà il vincitore con più del 60% dei voti. Da qui scontri e manifestazioni - che hanno provocato decine di morti - e che si protraggono sino ad adesso. Questi nella sostanza protestano contro il risultato elettorale: affermando l'esistenza di brogli.
Il discorso che vorrei intraprendere non si basa sulla legittimità - o meno - delle suddette elezioni, ma più che altro sulle responsabilità in cui si sta imbarcando Musavi.
Andiamo per ordine. Il 16 giugno - quattro giorni dopo le elezioni - il presidente Obama indica il re nudo affermando alle agenzie di stampa la grande somiglianza - che effettivamente penso vi sia - tra i due candidati, entrambi graditi al consiglio, entrambi sostenitori della politica nucleare dell'Iràn ed entrambi sostanzialmente devoti alla Repubblica Islamica e al suo ordinamento teocratico. Significativo è anche il fatto che lo stesso Musavi sia stato (dal 1981-'89) Primo Ministro sotto Khomeyni e prima ancora Ministro degli esteri.
Questa ambiguità che abbiamo visto profilarsi è andata tutta via scemando nello spirito generale della protesta. Infatti - a mio parere - nelle folle se da una parte ci sono i veri sostenitori - effettivamente fedeli a Musavi - affianco a loro si trovano difensori della democrazia toto corde.
Adesso poniamo il caso che questo grade casino porti il riformista Musavi al potere, che Khamenei e il suo consiglio - pur di non far perdere legittimità alla Rivoluzione Islamica - cedano e diano il potere a Musavi. Questi come dovrebbe rispondere alla folla? Come spiegare ai democratici, a chi sperava in un'ondata "reazionaria" che sovvertisse il regime degli ayatollah, che in fondo lui non ha nientre contro di loro?
Credo infatti che Musavi stia facendo un errore di calcolo: chiamando - non solo i suoi elettori, ma tutto il popolo - ad una rivolta di massa contro non si sa bene chi, in modo tale da attirare intorno a se il più grande consenso.
Egli però non ha di fronte solo il "suo" popolo, ma anche un'arena internazionale che sempre di più sta isolando Theran e che in questi termini potrebbe vedere in lui (Obama permettendo) la chiave di volta per penetrare il chiuso sistema persiano.
Essendo che io non sono bravo a dare soluzioni, ma soltanto ad abbattere alberi nella foresta, me ne resto col mio dubbio e con la vanità di aver espresso le mie opinioni.