lunedì 16 febbraio 2009

Memoria ad hoc

Eccomi dopo un po' a parlare di politica, forse la lunga diserzione, forse il quadro confusionario del post, faranno si che il tutto risulti un po' boulversé. Il 10 di questo mese si è celebrato il giorno della memoria delle vittime delle foibe, giornata giusta e doverosa, come quella subito precedente del 27 gennaio per le vittime dell'olocausto nazista. Diciamo che per prima cosa è particolare questa vicinanza di date, così uguale nella tragica sostanza umana, così differente sotto la côté politica dell'avvenimento. Il ricordo e la memoria, difatti, come tutte le problematiche in Italia (vedi caso Englaro), subiscono purtroppo, la schiacciante e omnicomprensiva longa manus della politica. La giornata del 10 febbraio sembra ormai impregnata di una sorta di revanscismo da parte di una destra che non sopporta di essere additata come l'unica erede di una storia caratterizzata dall'atrocità dei suoi atti; infatti in questo giorno si vedono tutti questi individui scagliarsi con veemenza contro comunisti di ieri e di oggi, finalmente anche loro eredi di un passato sconveniente, leggi crudele e orrendo. In questo modo, attraverso le strumentalizzazioni di queste giornate, le temporanee incarnazioni del bene mirano ad una sorta di autolegittimazione ex-post del tutto sterile e fuorviante, in cui la memoria viene utilizzata per giustificare il presente. Di questo passo, temo, si andrà in contro alla sciagurata ipotesi che esisteranno - a seconda della parte dalle quali le si guarda - stragi da giustificare e altre da condannare - e quindi ricordare. -
La domanda, in conclusione è, fino a quando la storia sarà letta sotto la lente miope della politica? Fino a quando, avremo una classe politica che per partito preso non festeggia il 25 Aprile, in quanto di sinistra? Non sarebbe meglio utilizzare la memoria come monito, affinché ciò che è accaduto non accada mai più?