sabato 27 marzo 2010

Montecristo

Aveva appena finito di sognare una sua vecchia compagna di classe. Quegli amori che t'insegano a riconoscere i tuoi sentimenti. O meglio quando i tuoi sentimenti s'incominciano a rivolgere pienamente alle persone. Da piccoli si riesce a provare sentimenti immensi per cose: pupazzi, pezzi di stoffa, persino parti del proprio corpo d'accarezzare per addormentarsi. Poi invece le persone: la famiglia e l'altro sesso.
Veniva dallo svegliarsi, quindi.
Tutto era buio e si sentiva costretto. L'aria già quasi mancava e lui trasalì. In un istante si ricordò del suo malore, degli occhi degl'infermieri. Ce n'era una con un accento dell'est che lo accarezzava tra i capelli. Era ancora un ragazzo e così disteso tra le sirene dell'ambulanza doveva far pena.
Era sepolto vivo.
Cercò d'immaginarsi la cappella di famiglia da fuori, ma si rese conto che non c'era mai stato, non era manco mai entrato in quel fottutissimo cimitero di quell'altrettanto fottutissimo paese dimaredimerdadovequandocivaid'estatenontrovimaiuncazzodiparcheggio.
Lo aveva immaginato da sempre, dalla terza elementare era la sua più grande paura. Lo aveva persino detto una volta a cena tra amici, così tra il serio e il faceto: se dovessi morire e voi siete ancora vivi seppellitemi con una pasticca di veleno o anche con una pistola. La tutti a darmi dell'egocentrico paranoico: bravi dico io. E quel tipo. Quel coinqulino di quell'altro tizio li a darmi addosso, ma chi lo aveva invitato quel tipo, o forse era casa sua, ma anche se... 'cazzo voleva dico io?!
Si tastò le tasche per vedere se qualcuno lo aveva accontetato.
Apprezzò la qualità dei vestiti con cui era stato seppellito, riconosceva un bel completino di lana con camicia e cravatta di seta, si accorse anche di avere un rosario tra le dita: mamma, anche da morto...
Si palpò - dunque - per quel che poteva dentro quella bara. I suoi cari erano stati solo capaci di lasciargli: un pacco di sigarette, un libro, una foglietto di carta non meglio identificato e dai 30 ai 40 foglietti più piccoli - presumibilmente delle immaginette - mamma!!!
Zero suicidio indolore.
Pensò a chi avesse potuto lasciargli cosa e a chi si fosse scordato l'accendino: non è mai troppo tardi per una sigarettula, poi non si sa mai un cancretto fulminante.
Che cazzo faccio si disse.
Provò a trattenere il respiro, provò a sbattere la testa, incomiciò a sbattere e sbattere poi a soffocare e poi si dimenò e il buio e sempre meno aria e capì che era nel bel mezzo della sua paura e che c'era ancora meno aria e stava per capire che sarebbe finita per sempre quando finì.