Sentivo di dover scrivere - anche se le solite quattro cazzate - sul blitz israeliano alla flottiglia di aiuti umanitari partita da Cipro Nord alla volta di Gaza. Pensavo di scrivere il solito pistolotto di condanna nei confronti di uno Stato - Israele - che continua a manifestare impunemente la sua arroganza nei confronti dell'intera comunità internazionale. Condanna anche nei confronti di chi non reagisce a questa arroganza lasciando dichiarazioni desolate sulla perdita di civili - quasi fosse stato un incidente collaterale in un'operazione di guerra.
Ora però vorrei farneticare un po' riguardo alla Turchia. Il mio aio Stefano B. mi faceva riflettere sulle opportunità politiche della Turchia ponendo la questione guardandola in un ottica mediorentale e questo è quello che ho "riflesso". Mi spiego: è della settimana scorsa l'azione diplomatica congiunta di Brasile e Turchia a riguardo della questione iraniana. L'accordo prevedeva l'invio ad Ankara di circa 1.200 tonnellate di uranio "leggermente" arricchito da restituire sotto forma di combustibile nucleare per il reattore a fini medici di Teheran.
Si parla d' Israele e salta fuori l'Iràn. Certo la Turchia - ormai forse un po' lontana dai tempi del suo eroe repubblicano Kemal - favorendo anche indirettamente la flottiglia della pace (basti pensare da dove è partita) organizzata da un movimento come l'ikk così vicino ad Hamas, prende posizione chiaramente nella complessa mensola di spezie che è il medioriente.
Questi sono anni di cambiamento, sentivo oggi alla tv che la turchia si sta islamizzando, ma siamo sicuri che questo sia vero, o almeno vogliamo capire perché succede questo?
La Turchia è un paese enorme, popolato e giovane che ha guardato e in gran parte (forse mi sbaglio) continua a guardare all'Europa come un modello sia da un punto di vista popolare che politico.
Ricordiamo solamente qui dov'erano i missili statunitensi al centro della contrattazione durante la crisi di Cuba oppure da dove sono partiti molti aerei durante le guerre del golfo, senza contare le numerose basi USA e NATO.
Forse per rafforzare la sua immagine di repubblica laica in cui l'Islàm è "solo" la prima religione del paese, la Turchia ha cercato di presentarsi come il primo degli alleati mediorientali dell'Occidente proponendosi come un immaginifico ponte di dialogo. La Turchia però avrebbe voluto anche delle risposte, direbbe il mio arkadash del medio campidano:" nel 2010 nessuno fa niente per niente". Nel senso: la Turchia è stata dichiarata parte dell' Europa dal 1963 con l'Accordo di Ankara e d'allora insegue il vecchio continente tentando di divenire membro dell'allora Comunità vedendosi sorpassare da mezz'europa (si è passati dai 6 del 1963 ai 27 attuali) in gran parte per motivazioni culturali, religiose ed economiche (tonnellate di arance!) a cui poi si è aggiunto il veto cipriota (considerando l'unanimità necessaria ai fini dell'ampliamento).
Per farla breve - in my opinion - la Turchia si sta come girando alle spalle trovandovi un'area del mondo debole e contrastata dal mainstreaming politico mondiale, ma ricca di risorse strategico/economiche di cui potrebbe assumere la leadership. Perché rimanere la cenerentola d'Europa potendo essere la regina del medioriente?
La Turchia ha oggi le carte in regola per assumere questa posizione. È veramente un ponte, ma potrebbe esserlo da Est a Ovest. Sarebbe il caso di valutare seriamente le oppurtunità che l'Europa perde e chi potrebbe ritrovarsi come vicino più che come membro fra cinquant'anni.