Che dire?
Ci siamo quasi sempre scritti, soprattutto nei primi anni dopo che fummo costretti a separarci. Diceva che l'avevano spedita in un bel posto in montagna. Alpi bavaresi diceva. Il suo padrone l'
amava moltissimo, quasi - pensava lei - più di quella biondina che sembrava essere sua moglie.
Dopo un po' cominciarono gli spostamenti. Mi scriveva spesso da Berlino: mi raccontava che il suo padrone lavorava in un palazzo enorme e stava via moltissime ore fuori, beh comunque molte di più rispetto a prima. Successivamente cominciò a scrivermi dai posti più disparati: all'inizio fu l'Europa dell' Est, mi disse che il suo padrone aveva aperto altre filiali del suo impero da quelle parti; in una lettera di qualche tempo dopo si riferiva a quel periodo come il più bello dal suo trasferimento: ritornavano spesso in quel rifugio di montagna e lei e quello che lei considerava il suo migliore amico giocavano spesso insieme.
Poi furono i Paesi Bassi, il Belgio, arrivò a mandarmi persino una cartolina da Parigi: la Francia, ci pensate (?)... è sempre stato il mio sogno!
Anch'io ero più allegro, mi sentivo felice, fosse anche che ero felice solo perché lei era felice.
Le cose - però - cambiarono repentinamente: mi scriveva sempre più di rado, parlandomi delle sue giornate, niente di particolare, magari sarà il senno di poi a farmi parlare, ma il mio istinto mi faceva stare in ansia: nelle sue lettere era fredda, distaccata. Smise pure di parlarmi del suo padrone, infine smise anche di scrivermi.
Nella sua ultima lettera accennò solo al fatto che si sarebbe traferita definitivamente nella capitale, da quel momento in poi non ebbi più sue notizie.
Sembrerà strano, per un rapporto a distanza come quello che avevamo io e lei, ma sono stati solo i ricordi, quelli dei primi anni insieme, - più che l'immenso affetto dei miei padroni - a farmi arrivare a oggi e a questa intervista.
Voi - gentili signori dello Spiegel - siete venuti qui a rievocare momenti tristi: sapete...(?) non è stato facile venire a cosnoscenza della fine che ha fatto la mia metà, uccisa così dal suo padrone, pensate solo cosa è stato per me! Scoprire chi era quel tipo, capire che il mio amore, la mia Blondi! Era Il Cane Di Adolf Hitler!
E ora... che avete fatto il vostro lavoro, gentili signori, vi prego di lasciare un vecchio cane d solo, a leccarsi le sue ferite.
Ci siamo quasi sempre scritti, soprattutto nei primi anni dopo che fummo costretti a separarci. Diceva che l'avevano spedita in un bel posto in montagna. Alpi bavaresi diceva. Il suo padrone l'
amava moltissimo, quasi - pensava lei - più di quella biondina che sembrava essere sua moglie.
Dopo un po' cominciarono gli spostamenti. Mi scriveva spesso da Berlino: mi raccontava che il suo padrone lavorava in un palazzo enorme e stava via moltissime ore fuori, beh comunque molte di più rispetto a prima. Successivamente cominciò a scrivermi dai posti più disparati: all'inizio fu l'Europa dell' Est, mi disse che il suo padrone aveva aperto altre filiali del suo impero da quelle parti; in una lettera di qualche tempo dopo si riferiva a quel periodo come il più bello dal suo trasferimento: ritornavano spesso in quel rifugio di montagna e lei e quello che lei considerava il suo migliore amico giocavano spesso insieme.
Poi furono i Paesi Bassi, il Belgio, arrivò a mandarmi persino una cartolina da Parigi: la Francia, ci pensate (?)... è sempre stato il mio sogno!
Anch'io ero più allegro, mi sentivo felice, fosse anche che ero felice solo perché lei era felice.
Le cose - però - cambiarono repentinamente: mi scriveva sempre più di rado, parlandomi delle sue giornate, niente di particolare, magari sarà il senno di poi a farmi parlare, ma il mio istinto mi faceva stare in ansia: nelle sue lettere era fredda, distaccata. Smise pure di parlarmi del suo padrone, infine smise anche di scrivermi.
Nella sua ultima lettera accennò solo al fatto che si sarebbe traferita definitivamente nella capitale, da quel momento in poi non ebbi più sue notizie.
Sembrerà strano, per un rapporto a distanza come quello che avevamo io e lei, ma sono stati solo i ricordi, quelli dei primi anni insieme, - più che l'immenso affetto dei miei padroni - a farmi arrivare a oggi e a questa intervista.
Voi - gentili signori dello Spiegel - siete venuti qui a rievocare momenti tristi: sapete...(?) non è stato facile venire a cosnoscenza della fine che ha fatto la mia metà, uccisa così dal suo padrone, pensate solo cosa è stato per me! Scoprire chi era quel tipo, capire che il mio amore, la mia Blondi! Era Il Cane Di Adolf Hitler!
E ora... che avete fatto il vostro lavoro, gentili signori, vi prego di lasciare un vecchio cane d solo, a leccarsi le sue ferite.
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