"Ragazze magre e slanciate, che poco importa cosa combineranno nella vita, perché nell'istante giusto dell'adolescenze sono lì: al centro della pista, nel pieno della festa, sotto i riflettori. E' un istante impagabile di gloria".
Acciaio è la storia di due amiche quasi quattordicenni che vivono in una immaginaria via di Piombino: via Stalingrado. In via Stalingrado ci sono solo palazzoni popolari inframmezzati da cortili e piazzette interne: cuore pulsante delle chiacchere delle signore, dei giochi dei bambini, dei primi amori adolescenziali e dello spaccio e dell'inerzia di chi tira a campare.
Dopo un inizio accattivante tra l'erotico e l'incestuoso, dove il padre/padrone di Francesca - una delle due protagoniste - spia la figlia dal balcone scrutandone i cambiamenti fisici che la fine della pubertà sta facendo esplodere nel suo corpo e in quello della sua amica Anna, il libro s'inerpica in una buona storia che non riesce, a mio vedere, a spiccare il volo: nonostante presunti colpi di scena e spalancamenti di bocca.
Anna e Francesca nonostante l'ambiente in cui vivono sono supposte di una maturità e di una profondità di pensiero stucchevole che le porta a recitare a pappagallo il pensiero e l'idea dell'autrice. L'Avallone è brava a rendercele vere, ma i suoi sforzi si vanificano nell'arzigogolo da romanzo verista che caratterizza certe fasi e frasi del romanzo. Capiamoci, mi è piaciuta l'idea dell'ambientazione, della rappresentazione di un milieu operaio che sta lentamente scomparendo sia dalle finestre dei media, appannate da veline e romanzi d'appendice, sia dalle nostre vite tout court, ma a volte le vite e i pensieri dei personaggi, che rimangono comunque utili ed efficienti alla definizione del romanzo e della storia, paiono arrancare nell'eccessiva caricatura che l'autrice ne fa.
L'aspetto migliore che mi è rimasto del romanzo e che mi ha dato da riflettere è la meravigliosa contraddizione tra l'effimero eppure eterno momento dell'adolescenza: quando non importa cosa sarai, ma chi sei in quel momento quando quello che conta è stare sulla battigia a giocare a pallavolo o al centro del pattinodromo la sera di Ferragosto.
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